Takashi Murakami

Definito dalla rivista Time come il più influente rappresentante della cultura giapponese, Takashi Murakami è oggi uno degli artisti più famosi del panorama internazionale. Le sue opere traggono chiaramente ispirazione dalle tematiche e dagli stilemi tipici dell’iconografia del suo paese, e per questo sono diventante emblema per eccellenza della società nipponica. La sua arte è poliedrica e spazia dai cartoni animati alla scultura minimalista fino ai prodotti blasonati con il suo personaggio Mr DOB. Dalla personalità eclettica e amante delle sperimentazioni e delle contaminazioni, scopriamo di più su questo artista dalla personalissima cifra stilistica. Classe 62, proveniente da una modesta famiglia giapponese, il padre è tassista e la madre casalinga, Takashi Murakami viene spinto dalla sua passione per il disegno a iscriversi alla National and Fine Arts and Music University di Tokyo. La sua aspirazione è diventare disegnatore di manga, ma all’università studia l’arte Nihon-ga, che segue le convenzioni tipiche dell’arte tradizionale giapponese. Seppur non rispecchi più il Giappone moderno, Takashi Murakami impara molto dallo studio universitario, cui attingerà per creare il suo stile. Nel 1989 esordisce con la sua prima mostra personale e, dopo la laurea, vince la borsa di studio al MoMA PS1 di New York. Si trasferisce, così, nella metropoli americana dove conosce la Pop Art e Andy Warhol, che avrà una fortissima influenza sulla sua opera: Murakami, infatti, è riuscito come pochi a mescolare arte e consumismo insieme e a renderli delle vere opere, quotate anche fino a sei zeri. Ma non si limita a fare sua l’idea di Factory di Warhol: resta colpito anche dalle opere dal gusto un po’ kitsch di Jeff Koons, icona del neo-pop e tra i pochi ad aver saputo mostrare con i suoi lavori ironici l’american way of life. È proprio New York a segnare il punto di svolta nell’arte di Murakami: il fascino dell’America unito allo stile giapponese ha permesso all’artista di creare opere in cui confluiscono caratteri occidentali e orientali in modo complementare. L’universo stilistico di Murakami è costellato da colori vivaci e brillanti e da personaggi bizzarri come Mr DOB, il suo alter ego nonché continua fonte di ispirazione per l’artista. Il nome del personaggio proviene dalla frase “Dobojite, dobojite”, che si traduce con “Perché? Perché?”: Mr. DOB è una creazione originale derivato dall’immaginario fumettistico che si interroga sulla realtà che lo circonda. Questa creatura dalle strane fattezze derivanti dalla cultura giapponese e dalla società consumistica odierna è il simbolo concreto delle idee e dei sentimenti dell’artista. Dopo la Biennale di Venezia del ’95, l’anno successivo fonda la Hiropon Factory che diventerà nel 2001 la Kaikai Kiki Co. Ltd, una sorta di scuola-azienda per la produzione, la promozione e il sostegno degli artisti giapponesi emergenti per i quali organizza la fiera d’arte biennale GEISAI. All’interno dell’azienda, il suo gruppo di collaboratori lavora come una catena di montaggio: i disegni di Murakami vengono digitalizzati e rielaborati in quadri o trasformati in sculture attraverso il calcolo millimetrico delle proporzioni. Proprio nel 2001 l’artista conia il termine Superflat, da cui partirà uno dei movimenti più floridi dell’arte postmoderna. L’estetica Superflat attinge appieno dall’arte tradizionale giapponese Ukiyo-e e dall’immaginario feticista e consumistico degli Otaku, ovvero i nerd fanatici di manga e anime: in pratica Murakami considera la teoria del Superflat come una derivazione dell’antica pittura giapponese sia perché non fa distinzione tra arte elitaria e arte commerciale, e sia perché è ugualmente bidimensionale e piatta. Inoltre, con tale termine intende anche che l’arte può essere influenzata dalla piatta superficialità della società consumistica in cui viviamo. Il suo stile, quindi, si caratterizza per la perdita di qualsiasi gerarchia tra arte alta, destinata ai musei e ai ricchi collezionisti, e arte bassa, fatta di oggetti prodotti in serie e destinati al consumo di massa, e per il superamento del confine tra l’opera originale e la copia, e tra l’autore e i consumatori, in una logica di perfetta aderenza alle caratteristiche postmoderne della cultura Otaku.