Franz Ackermann

Franz Ackermann, (born 1963 in Neumarkt-Sankt Veit, Bavaria)

He makes vibrant paintings and installations centred on themes of travel, tourism, globalisation and urbanism. 'Mental Maps', his first major series, were produced during a stay in Hong Kong. Combining the factual precision of traditional street maps with his own interpretation of the local environment, these small watercolours documented the artist’s perception of the great cities of Asia, South America and Australia. Ackermann has since created large-scale dynamic installations that are built up from individual components comprising paintings, drawings, photographs, wall drawings and sculptural, billboard-like constructions. His work frequently deals with the double side of tourism – the glamour, speed and consumption of international travel but also the detritus, architectural scarring and garbage that it leaves behind, and his installations often take on the appearance of strange advertisements for a global tourism industry run amok. The places he depicts have a generic quality, and yet they look strangely familiar: non-places where the traveller’s desire replaces the local culture. His most recent White Cube exhibition, ‘Home, home again' (2006) brought together a series of large-scale paintings, drawings and sculptures that focus on London as their point of departure. Ackermann presented a large-scale drawing that provides a metaphorical link between his ongoing ‘Mental Map’ series – watercolours made while on the move in hotels around the world – and his paintings, constructed from memory in the studio. In recent work, including the installations Terminal (2008) and Gateway – Getaway (2009), Ackermann uses a combination of photography, drawing, painting and sculpture to create large-scale environments of unstable references, as if the distance between places and the differences between cultures had condensed into a single, vertiginous space. Franz Ackermann was born in 1963 in Neumarkt St Veit, Germany, and lives and works in Berlin and Karlsruhe, Germany. He has exhibited extensively including solo exhibitions at Miami Beach Convention Center (2018); Kunsthalle Karlsruhe, Germany (2014); Berlinische Galerie, Berlin (2013); Faena Arts Center, Buenos Aires (2012); Kunstmuseum Bonn, Germany (2009); Kunstmuseum St Gallen, Switzerland (2008); Irish Museum of Modern Art, Dublin (2005); Städtische Galerie im Lenbachhaus und Kunstbau, Munich, Germany (2004); Kunstmuseum Wolfsburg, Germany (2003); Museum of Contemporary Art, Chicago (2002); Kunsthalle Basel, Switzerland (2002); Stedelijk Museum, Amsterdam (2002); Castello di Rivoli, Turin, Italy (2000); and Portikus Frankfurt am Main, Germany (1997). Selected group exhibitions include Bundeskunsthalle, Bonn, Germany (2018); Frist Art Museum, Tennessee (2018); Central Academy of Fine Arts Art Museum, Beijing (2017); Pinacoteca do Estado de São Paulo (2016); 2nd Montevideo Biennial (2014), Tate Triennial, Tate Britain, London (2009); Irish Museum of Modern Art, Dublin (2008); Mori Art Museum, Tokyo (2006); The Museum of Modern Art, New York (2005); 25th Bienal de São Paulo (2002); and Stedelijk Museum voor Actuele Kunst, Ghent, Belgium (2001).

English

Irrequieto viaggiatore, Franz Ackermann alimenta la propria ricerca artistica attraverso continui viaggi indirizzati soprattutto verso le grandi città in Asia, America ed Europa. L’artista è interessato alle forme che strutturano l’organizzazione urbana, ricercando i segni e gli emblemi che formano il linguaggio pubblico nel mondo contemporaneo. Nel corso di un periodo trascorso a Hong Kong, Ackermann si dedica inizialmente a una serie di piccoli lavori su carta, da lui chiamati «mappe mentali», che continua a realizzare a ogni incontro con una nuova città. Le mappe di Ackermann non sono dissimili dalla rappresentazione di cellule nervose, dove tanti conduttori in forma di linee confluiscono verso un centro vitale. Non souvenir di viaggio, ma piuttosto personali sistemi di orientamento rispetto a una data realtà urbana e sociale, le mappe rappresentano il lato più intimo e privato dell’opera dell’artista. Assolutamente pubbliche, e talvolta anche di dimensioni monumentali, sono invece le installazioni e le pitture su tela oppure a muro. Conscio della propria posizione privilegiata di viaggiatore, nella sua ricerca Ackermann ha esaminato più volte le dinamiche del turismo: dagli attacchi terroristici, all’impatto spesso problematico sulle culture visitate, l’artista espone i nuovi conflitti che derivano dal continuo movimento di persone e popoli e dall’accelerazione dei trasporti e delle comunicazioni che caratterizzano il nostro tempo.
Naherholungsgebiet (Parco pubblico), 2000, appartiene alla serie degli Helicopters (Elicotteri), oli su tela scanditi da visioni aeree di agglomerati urbani, resi come motori che irraggiano energia. La composizione, all’interno della quale sono riconoscibili varie strutture architettoniche, si stratifica su diversi piani e sembra estendibile all’infinito. I campi di colori psichedelici definiscono dettagli che, pur nella loro specificità, potrebbero appartenere a qualunque agglomerato urbano. La visione di un possibile centro dal quale si irradia l’azione è contraddetta dall’eguale rilevanza data a ogni parte dell’opera, esattamente come avviene nella contemporanea geografia delle grandi metropoli, dove nessun luogo è identificabile come unico centro e dove la periferia è continua.
L’immagine di un vortice di energia domina invece Unsafe Ground II (Terreno non edificabile II), 2001. Quasi si trattasse di un agglomerato urbano visto a grande distanza, il nucleo che domina la composizione sembra contemporaneamente attirare a sé e liberare nello spazio i frammenti di architettura che attraversano la superficie del quadro. Esponendo l’ambigua dinamica che definisce molte megalopoli, l’opera richiama nel titolo la definizione impiegata per definire la non idoneità di un determinato terreno a ospitare una potenziale costruzione.
L’idea di viaggio inteso innanzi tutto quale liberatoria esperienza mentale è invece esplorata in Map of The World (Mappa del mondo), 2007. L’installazione riprende l’esatta forma e le dimensioni di un piccolo capanno da giardino usato da George Bernard Shaw per scrivere in solitudine senza però allontanarsi dai confini della propria residenza nel villaggio di Ayot St. Lawrence in Inghilterra. Soprannominato “London”, il capanno permetteva allo scrittore di lavorare indisturbato e di affermare, senza poter essere smentito, che si trovava altrove. Esattamente come il capanno di Shaw, l’installazione di Ackermann è montata su un perno, in modo da poter essere ruotata manualmente per seguire il corso del sole e offrire la visione di un panorama mutevole. Rispetto all’originale, il capanno di Ackermann è però ulteriormente arricchito da un fitto reticolo di disegni a muro, manifestazione dei tanti viaggi che l’artista continuamente effettua anche quando è fermo in un luogo.