Christiane Löhr

Christiane Löhr, (Germania, 1965)

Christiane Löhr ha sempre avuto un rapporto diretto con la natura fin da piccola. Abitava nella zona della Mosella, un luogo incontaminato e selvaggio. La sua vita è sempre stata tra l’Accademia di Magonza e la campagna. La natura le ha insegnato a lavorare in solitudine e questo è stato fondamentale nella sua ricerca.
“HO COSTRUITO UNA TEORIA MOLTO PERSONALE. SI TRATTA DELL’OSSERVAZIONE SULLE ‘FORZE’ CHE SI ESPRIMONO NELLA NATURA, COSÌ COME NELL’ARCHITETTURA.”
Così Christiane compone delle piccole e delicate strutture con elementi arborei che un soffio di vento rischierebbe di demolire.
Il rapporto che l’artista ricostruisce con la natura è intimo e delicato. Ciò che l’affascina è proprio il limite tra le sue ‘sculture’ e lo spazio conquistato. Cerca piante che le permettano di creare il giusto senso di astrazione e le ordina creando delle micro costruzioni razionali e ordinate ma estremamente delicate e poetiche.
“LA FONTE DEL MIO LAVORO NON ARRIVA DA QUELLO CHE VEDO O QUELLO CHE LEGGO E NON FA RIFERIMENTO ALLA STORIA DELL’ARTE. OSSERVO ME STESSA GUARDANDO IL MONDO.”
È spesso un lavoro ripetitivo e molto meditativo.
In un viaggio in Giappone ha ritrovato l’equilibrio cosmico addirittura nei piatti che ordinava al ristorante. Le venivano servite tre cose dentro un contenitore. Il principio è sempre nella precisione delle cose minuscole – tutto crea mondi limitati e chiusi.
“Fine ultimo della natura è forse l’arte?
Nel mio concetto l’arte e la natura non si escludono. Tutto procede sulle stesse regole, come dicevo prima. Le cose si uniscono più di quello che noi supponiamo.”
Le opere di Christiane Löhr hanno una presenza silenziosa all’interno degli spazi dell’arte. Sono appesi ai muri, ai soffitti o adagiate su pedane e piedistalli bianchi. Invitano ad un avvicinamento quieto con la paura che il nostro stesso respiro o il nostro voltarci improvviso possa farle volar via.

English

Löhr is best known for her sculptures and installations that utilize organic elements as delicate construction materials. Some of these include horsehair, airborne seeds, tree blossoms, plant stalks, and burrs. Löhr transforms these elements into elaborate and ordered structures, translating the sensitivity and fragility of the chosen material into volumetric forms. She uses non-organic substances minimally, manipulating her work according to the given attributes of the chosen material, whether it is biological or foreign. Man-made objects such as needles and hairnets can sometimes be seen in her sculptures, but utilized in ways that call attention to their basic form; their individual structure utilized just as sensitively and individually as the seeds, stalks, or animal hair.
Löhr also creates drawings on paper inspired by the same elements of nature, using pencil, ink, or oil pastel to continue her reorganization of the natural substances in her vocabulary.
Löhr has exhibited extensively in Europe and Asia, including at the 49th Biennale di Venezia. Her solo exhibition at the Villa Menafoglio Litta Panza in Varese, Italy, in 2010, was the last exhibition conceived by the acclaimed collector Giuseppe Panza. She has had both solo and group exhibitions of her work in the United States, including at the Museum of Arts and Design and Jason McCoy Gallery in New York City.