La Meraviglia

a cura di I curated by Davide Di Maggio

ANNO 2024

Cardi Gallery
presenta

Mario Ceroli
LA MERAVIGLIA
a cura di / curated by 
Davide Di Maggio


20 febbraio – 6 aprile 2024
Cardi Gallery
Corso di Porta Nuova 38, Milano

Opening 
Lunedì 19 febbraio 2024
dalle ore 19.00

Per informazioni e accrediti: press@paolamanfredi.com


Cardi Gallery presenta, da martedì 20 febbraio a sabato 6 aprile 2024, una personale dell’artista Mario Ceroli (Castel Frentano, Chieti, 1938), le cui sperimentazioni visive e formali sono restituite in un prezioso affondo intitolato La meraviglia.

L’esposizione coinvolge una selezione di sedici opere, molte delle quali raramente presentate al pubblico, che ripercorrono la pratica artistica di Mario Ceroli, focalizzandosi in particolare sulla produzione degli anni ’70 e ’80. In mostra negli spazi di Cardi Gallery otto monumentali sculture della serie Discorsi platonici sulla geometria e otto quadri di materia, che tracciano una sintesi nella ricerca dell’artista fortemente caratterizzata da una sapiente lavorazione del legno e da una forte tensione alla reinterpretazione dell’iconografia classica in un’ottica contemporanea.

Il percorso espositivo è concepito per offrire al visitatore uno scorcio nella ricca produzione artistica di Mario Ceroli, spaziando dalla ricerca scultorea alla lavorazione delle opere a parete.

Il piano terra di Cardi Gallery è riservato alle otto imponenti opere della serie Discorsi platonici sulla geometria, ciascuna delle quali è stata realizzata dall’artista tra il 1985 e il 1990 in legno di pino di Russia e alta fino a 3 metri.
Protagonista della serie è la figura del gigante, rappresentato nell’atto di trasportare il fardello di una selezione di imponenti figure geometriche in cui l’artista rintraccia un riferimento diretto al piano platonico delle idee citato nel titolo. Il modello classico di riferimento del ciclo è il mito di Atlante, il titano punti dagli dei per la propria arroganza e costretto a portare sulle proprie spalle il peso del mondo. Traendo ispirazione dall’iconografia tradizionale che vede il proprio esempio fondamentale nell’Atlante Farnese del II secolo d.C., Mario Ceroli raffigura i suoi giganti in pose che trasmettono un senso di sofferenza e fatica, traducendone al contempo i muscoli e il corpo in forme modulari che rimandano ai cubi, coni, prismi e piramidi che sono condannati a trasportare. 

Il percorso prosegue al piano superiore con una disamina focalizzata sui quadri di materia, cui l’artista si dedica dalla fine degli anni ’70. Le forme e colori del legno, spesso non lavorato, sono nuovamente protagoniste di opere come La Foresta Analoga, Pier Delle Vigne, Prova d’Orchestra e Inferno, che coniugano arbusti, tronchi e ramoscelli nella costruzione di sagome geometriche che eludono la bidimensionalità del dipinto e rivelano una costante cura nella lavorazione dei materiali.

In un connubio di materiali che ricordano l’arte povera e significati che si accostano all’arte concettuale, Mario Ceroli accoglie la lezione di artisti come Giulio Paolini, Jannis Kounellis o Claudio Parmiggiani e mantiene una propria autonomia stilistica, amplificata in termini di potenza drammatica e monumentale.

In collaborazione con la Galleria De Foscherari di Bologna


CONTATTI PER LA STAMPA
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MARIO CEROLI

Nato nel 1938 a Castel Frentano (Chieti), formatosi a Roma all’Istituto d'Arte, con insegnanti quali Fazzini, Leoncillo e Colla, dedicatosi in primo luogo alla ceramica, Ceroli ha avuto un esordio precoce e felice, vincendo nel 1958 il premio per la Giovane Scultura alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma tra i membri della giuria figurava anche Cesare Brandi. In questi anni affina la sua arte lavorando la ceramica presso lo studio del suo insegnante Leoncillo. Successivamente Ceroli si dedica al legno per porre l'accento sull'elemento primario, sul senso emergente delle cose reali, sul valore simbolico dell'opera, sul gesto fondante dell'artista. Ha così destituito del suo valore il materiale aulico e "nobile" della scultura, investendo di una nuova e forte capacità di rappresentazione il materiale naturale e povero. Contrariamente a quanto si continua a scrivere, non usa tuttavia il legno delle casse da imballaggio, ma più semplicemente legno grezzo. Sviluppa parallelamente curiosità per i vari materiali naturali quali la terra, il vetro e il ghiaccio. 
Nel 1966 si è affermato sulla scena internazionale alla Biennale di Venezia vincendo il Premio Gollin per Cassa sistina. Nello stesso anno si trasferisce a New York dove rimane fino al 1968. 
Ha lavorato intensamente anche per allestimenti scenografici di grande importanza per il teatro di prosa e musicale. Così scrive Cesare Brandi commentando la scenografia del Riccardo III di Shakespeare realizzata da Ceroli: è riuscito a dare unità visiva occasioni sceniche sempre nuove a questo tumultuoso succedersi di assurdi quadri tragici: non ha fatto dei fondali, ha creato il vero protagonista di tutto il dramma. 
Il frutto della sua arte è visibile anche grazie alla realizzazione di importanti opere pubbliche come Il cavallo della RAI di Saxa Rubra, La casa del Nettuno a Bologna, la Chiesa e il Teatro a Porto Rotondo, L'uomo di Leonardo Vinci all'Aeroporto di Fiumicino, la Chiesa di Tor Bella Monaca a Roma, la Chiesa di Napoli al Centro Direzionale, L'Albero della Vita per il Sestriere. 
Vive e opera attivamente a Roma.